Martedì 10 marzo. Il Governo ci chiede di rimanere in casa per fronteggiare l’espandersi del coronavirus. Una bella botta all’economia nazionale, che già non se la passava benissimo. E un bel problema soprattutto per chi, come me, non può contare sullo stipendio a fine mese. Io, consulente con partita IVA, se non produco non fatturo. E quindi il futuro non mi si presenta proprio allegro.
Ma, visto che per natura sono un maledetto ottimista, penso, spero che alla fine di questa “vicenda” l’economia tornerà a fare il suo mestiere. E io con lei.
Per il momento però, sono costretto a fare economia su tutto, tranne che sul tempo e sullo scrivere.
E quindi, eccomi qui, seduto davanti al computer, pronto a fare pubblica ammenda sul mio completo disinteresse per la comunicazione social. Una comunicazione che ha cambiato le regole del gioco, che ha stravolto in un certo qual modo il mestiere del copywriter, creando nuovi schemi e nuove formule espressive, comandate dagli algoritmi dei motori di ricerca che sono oramai i veri padroni del linguaggio pubblicitario. Intendiamoci, come tutti anche io ho fatto uso di questi canali per porre in essere operazioni per i clienti delle agenzie con cui collaboro. Ma sotto il profilo personale me ne sono sempre tenuto alla larga. Un esempio? Il mio canale social conta 4 amici, e la cadenza dei post non è certo da elogiare: uno ogni anno credo.
Ma da oggi si cambia. Lo scoprirete nel prossimo futuro. A presto.